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Archive for the ‘Artisti’ Category

Kim Ji-Min e i cucchiai di Ryu Yeun-Hee

Kim Ji-Min e i cucchiai di Ryu Yeun-Hee

Forse non tutti voi sapete che qui (in Francia, intendo) cominciano tra poco le celebrazioni “dell’anno Francia-Corea” (ovvero dell’amicizia e dei rapporti diplomatici che legano i due Paesi da 130 anni). E allora giù con mostre, manifestazioni, gastronomia, di tutto e per un bel po’ di tempo. Io anche mi sono messa in testa di partecipare a questo flusso culturale coreano (forse avete visto che nella mia pagina fb ho il loghetto Francia-Corea al posto della mia foto) e dedicherò in vari momenti un bello spazio ai creatori coreani del gioiello contemporaneo.

Kim Ji-Min

Kim Ji-Min

Detto questo comincio con mostrarvi qualcosa visto al salone sui mestieri d’arte Révélations Grand Palais nel quale ovviamente il posto d’onore era lasciato alla creazione coreana. Kim Ji-Min è la più giovane delle tre artiste esposte qui. Non è certo nuova all’Europa: dopo il dipartimento metalli e gioiello all’università Kookmin di Seul è stata a Pforzheim e a Sheffield a studiare. L’abbiamo vista al Cominelli nel 2011 e selezionata per Talente a Monaco nel 2007. Poi, se siete andati al SOFA a New York l’avete trovata anche lì. Ama la carta, in particolare quella hanji, tipicamente coreana che – mi hanno spiegato – è fatta con la corteccia di gelso, usa lattice e pittura acrilica. Guardatevi bene i suoi lavori minuziosi e timidi – fatti con centinaia di pezzettini di carta identici – sperimentare nel colore e nelle sfumature.

Kim Ji-Min

Kim Ji-Min

Entriamo in un universo più solido, di geometri definite con Yi Jung-Gyu, lei stessa consolidatissima artista con una trentina d’anni di carriera, personaggio emblematico dell’arte del gioiello in Corea. Ha studiato anche a Parigi e a Pforzheim. E anzi proprio grazie agli studi in Germania che ha deciso di appassionarsi al gioiello, lei che aveva cominciato con la pittura occidentale in Corea.

Yi Jung-Gyu

Yi Jung-Gyu

Nei suoi lavori Yi Jung-Gyu mescola molte tecniche e materiali diversi e la mostra mette in risalto la tecnica Hwagak: appiattire il corno di bue in modo da renderlo sottilissimo quasi trasparente e poi inciderlo e colorarlo con l’ottchil (la lacca coreana).

la collana si chiama "A Festival". Qui c'è ottchil su legno e corno per esempio

La collana si chiama “A Festival”. Qui c’è ottchil su legno e corno per esempio

Heeseung Koh, ha nella biografia una sfilza notevole di premi e di mostre anche perchè ha alle spalle una bella ventina d’anni di carriera. Datele l’argento come base e lei sarà felice di raccontarvi delle piccole cose della vita quotidiana associando di volta in volta legno, pietra, plastica e usando la tecnica della smaltatura coreana, Chilbo.

Heeseung Koh

By Heeseung Koh.

By Heeseung Koh.

Piccoli oggetti che si ripetono, alcuni sembrano raffigurare l’interno di una stanza o dei paesaggi. Danno l’idea di essere esperimenti in divenire, fatti di piccoli elementi usciti dalle tasche di un bambino che nascono dall’incontro tra materiali diversi, consistenze diverse, colori diversi ogni volta da reinventare.

I lavori di Heeseung Koh

I lavori di Heeseung Koh

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Flora, 2015, nylon, carta fil di ferro, tessitura a mano. By Silvia Beccaria

Flora, 2015, nylon, carta fil di ferro, tessitura a mano. By Silvia Beccaria – Photo Mariano Dallago

Saranno Silvia Beccaria, Giovanni Sicuro, Brune Boyer, Cécile Bertrand, Lital Mendel, Sandra Kocjancic e Montserrat Lacomba i sette artisti di diverse nazionalità protagonisti della mostra di FiloRosso Bijoux ospitata dalla stilista Agatha Ruiz de la Prada, questa volta nel suo spazio di Milano in via Pietro Maroncelli (dopo Parigi e Madrid negli anni scorsi).

Wind, 2013, nylon, carta, fil di ferro, tessitura a mano. By Silvia Beccaria

Wind, 2013, nylon, carta, fil di ferro, tessitura a mano. By Silvia Beccaria – Photo Silvia Paganino

Poiché è l’anno dell’Expo e siamo a Milano gli artisti sono stati invitati ad ispirarsi ai colori del logo della manifestazione e questo certo non dispiace. Tanto più quando c’è dialogo ed armonia con il mondo colorato delle creazioni di Agatha Ruiz de la Prada.

Giada, 2010, nylon, tessitura a mano. By Silvia Beccaria

Giada, 2010, nylon, tessitura a mano. By Silvia Beccaria – Photo Mariano Dallago

La mostra, curata da Isabella Bembo, apre domani e resta visibile fino al 6 ottobre 2015.

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Braccialetto Agate. Porcelain, chamotte, glaze, glass by Marion Delarue

Braccialetto Agate. Porcelain, chamotte, glaze, glass by Marion Delarue 

Il suo bracciale “agata” è stato tra le opere premiate al Cominelli di quest’anno. Vedere questo lavoro in foto è già molto interessante. Ma poi vedere e toccare dal vivo i lavori realizzati con la stessa tecnica che utilizza porcellana, argilla e vetro fusi per ricreare un effetto naturale (che in natura non esiste) è davvero strabiliante. Sto parlando di Marion Delarue che ha esposto  i suoi lavori al Salon Révélations a Parigi nello spazio del suo sponsor la Fondation d’entreprise Banque Populaire.

Marion Delarue

Ma una volta ammirato, toccato (liscio e lucido) e commentato il bracciale della serie Agate siamo passate ad ammirare, toccare e commentare il suo lavoro più recente che è realizzato con una antichissima tecnica imparata in Cina durante la sua residenza all’Inside Out Art Museum di Beijing. Si tratta di “feather marquetry” usando solo piume di uccello naturali che vengono minuziosamente incollate con una pasta formata da componenti vegetali e animali e della cui tenuta attraverso i tempi ci sono prove irrefutabili.

Il davanti della spilla di piume FengHuang (l'uccello mitologico cinese)

Il davanti della spilla di piume FengHuang (l’uccello mitologico cinese)

Per questa spilla fronte-retro Marion si è ispirata ad un uccello mitologico cinese (tipo la nostra Fenice) e alle sue piume di cinque colori. Le piume sono naturali e provengono da gru, gallo, anatra , fagiano e pavone.

Il "dietro" della spilla FengHuang

Il “dietro” della spilla FengHuang

A questo punto sono curiosa di vedere a breve i nuovi lavori dell’artista su questo tema (gli uccelli e il piumaggio) e questa tecnica di incollatura  e che giocheranno sui pennuti della fattorie e la loro voglia di “mettersi in mostra e sentirsi importanti”. Potrei dire “fare i galletti”. Ma da portare sulla spalla come dei pappagalli.

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Schermata 09-2457277 alle 16.27.40Che caldo sotto il cielo vetrato del Grand Palais parigino! Oltre al cielo azzurro e una luce spettacolare qui sotto si può visitare il Salone che propone un bel po’ dei “métiers d’art” e della creazione francese e internazionale. Il tutto fino al 13 settembre.

Révélations Grand Palais

Venus by Jim Dine

In questa prima carrellata fotografica qualche idea sulla partecipazione internazionale espressa nella mostra Le Banquet che vuole celebrare la diversità dei “mestieri d’arte” nel mondo. La mostra è allestita al centro del salone, un po’ come una “promenade muséale” tra opere prestate dagli artisti, dalle gallerie, dai musei dei diversi Paesi.

L'Italia a Révélations, Le Banquet

L’Italia a Révélations, Le Banquet

By Cecilia Levy, Le Banquet per i Paesi scandinavi

Hobo – Homeward bound by Cecilia Levy (pagine di libro e colla), Le Banquet per i Paesi scandinavi

Il Cile nella mostra Le Banquet

Il Cile nella mostra Le Banquet

Il Giappone in Le Banquet

Il Giappone in Le Banquet

After Marie-Antoinette by Anna Rikkinen per i Paesi scandinavi in Le Banquet

After Marie-Antoinette by Anna Rikkinen per i Paesi scandinavi in Le Banquet

In argento e lana di pecora il lavoro di Valeria Martinez Nahuel per il Cile

In argento e lana di pecora il lavoro di Valeria Martinez Nahuel per il Cile, Le Banquet

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Tecnica kintsugi

Sembrano ferite dorate quelle che si vedono sul piatto di porcellana decorato o sul recipiente per la cerimonia del tè. Sembrano studiate decorazioni, pennellate generose, disegni inattesi.

Tecnica kintsugi

Sono in realtà i segni di una tecnica di riparazione giapponese detta Kintsugi impiegata già del XV secolo in particolare per rimettere insieme i pezzi di vasellame prezioso usando lacca e polvere d’oro.

Esposizione di vasellame riparato con la tecnica kintsugi nello spazio Precious a Maison&Objet

Vasellame riparato con la tecnica kintsugi nello spazio Precious a Maison & Objet

Ho assistito pochi giorni fa ad un atelier Kintsugi del Maestro Showzi Tsukamoto all’interno delle spazio Precious al Salone Maison & Objet a Parigi e qui pubblico alcune foto.

Il Maestro Showzi Tsukamoto

Il Maestro Showzi Tsukamoto

Quando qualcosa si rompe nulla è perduto. Anzi. La riparazione da all’oggetto più valore di quello che aveva prima. E una nuova estetica.

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Nella dispensa

Quando una scatola incontra Tom Wolfe. O meglio: quando il contenitore in latta di Biscotti Plasmon (per esempio) fa amicizia con The Kandy-Kolored Tangerine-Flake Streamline Baby. E se vogliamo ancora di più: quando la materia incontra la parola e si ricicla a modo suo.

When a box meets Tom Wolfe. Or rather: when a Plasmon biscuit tin container (for example) becomes friends of The Kandy-Kolored Tangerine-Flake Streamline Baby. Or better still: when a material meets the text and it recycles itself.

Olé, spilla di latta riciclata by Monica Cecchi, 2015

Olé, spilla di latta riciclata by Monica Cecchi, 2015

Insomma vi ho buttato là qualche indizio, qualche pista per una veloce ricerca da Wikipedia (i più dotti mi perdoneranno la mia pochezza). Non vorrei dirvi tanto di più perché poi l’effetto mi si sminuisce. Però non vi posso nascondere che tutto viene dall’artista Monica Cecchi che ha vinto il primo premio del Cominelli di quest’anno con la spilla che vedete nella foto. Vi posso dire che nella sua dispensa ci sono tante scatole di latta, quelle vintage che piacevano alla nonna e che sono diventate la sua tavolozza dei colori. C’è la sua passione per uno scrittore e personaggio giocoliere di suoni e di parole come Tom Wolfe. C’è una telefonata di un amico, una buona notizia e il lampo di una scritta su un muro. Olé!

Well, I gave you some hints, a few clues for a quick research on Wikipedia (the most savvy will forgive me for my limited means). I don’t want to reveal more, or the final effect might be ruined. But I cannot hide the fact that it all comes from the artist Monica Cecchi, winner of this year’s Cominelli Award thanks to the brooch you see in the photo. I can also tell you that her pantry is full of tin boxes – those vintage ones that her grandmother liked and that have now become her colour palette. And that there also is her passion for Tom Wolfe, a writer and a juggler of sounds and words. And also a friend’s telephone call, a good news and a flash of a word on a wall. Olé!

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Terza puntata delle nostre serate in stile hitchcockiano con i racconti di Stefano Marchetti che svela ai lettori di questo blog i retroscena di alcune delle sue opere. Nel menu di stasera un delitto in piena regola e poi un caso esemplare. Buona visione e buona notte.

Third appointment with our Hitchcock nights in which, through his short stories, Stefano Marchetti reveals to the readers of this blog some of his creations’ background. On tonight’s menu, first we have a full-blown murder and then a classic example. Enjoy the show and goodnight!

Caino, Stefano Marchetti

Caino, Stefano Marchetti

Ho recentemente preparato una mostra dal titolo: Caino per un giorno. Caino è la prima immagine che mi è venuta in mente, e l’ho scelta per il suo rappresentare l’archetipo dell’omicidio, della gelosia e del tradimento… Questo è quello che ho voluto fare, almeno per un giorno o per una mostra: costringermi di proposito a creare tutto quello che ho sempre odiato vedere in oreficeria e in questo modo tradire, “uccidere”, tutto quello in cui ho sempre creduto nella mia tradizione di orafo. L’ho fatto come un deliberato atto di gelosia irrazionale. Mi piace il titolo perché è una frase forte ed evocativa, che non descrive necessariamente nulla in maniera chiara. I pezzi per la mostra sono stati fatti usando tutti quei materiali che non uso mai, come: sapone, specchi rotti, cotone, capelli, fili colorati, e così via.

Recently I put together an exhibition entitled: “Cain for one day”. Cain is the first image that got on my mind, I chose it since he represents the archetype of murder, jealousy and betrayal… In fact this is exactly what I wanted to do, at least for one day or just for one exhibition: to purposely force myself to create all those things that I always hated to see in jewellery, and so betraying, “killing” all that I always believed in, my own tradition making jewellery. I did it as a precise act of irrational jealousy. I like the title because it is a strong and evocative sentence, without necessarily describing anything clearly. The pieces are made using all the materials I never normally work with, such as: soap, broken mirrors, cotton, hair, colored threads, and so on.

Collana, Stefano Marchetti

Collana, Stefano Marchetti

La collana consiste in un mio classico esempio di mosaico in metallo. Ho cercato di bilanciare il tutto in una forma che io considero bella e armoniosa. Il pezzo, in questo caso, faceva parte della mostra Caino per un giorno dove tutti i lavori sono pensati come un’unica installazione. La collana aveva qui il compito di creare dissonanza e contrapposizione rispetto alle altre opere dedicate al tema di Caino.

The necklace consists of a classic example of metal mosaic. I tried to lay it out in a well-balanced shape, in a way that I consider beautiful and harmonious. The piece, in this case, was part of the “Cain for one day” exhibition, where all of the works were conceived as a unique installation. In that context the necklace had the role of creating dissonance and contrast by comparing with the other pieces dedicated to the Cain theme.

 

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Cari lettori, seconda serata dedicata ai racconti di Stefano Marchetti (in esclusiva per questo blog in questa forma narrativa). In programma due episodi di science fiction con un brivido di vampirismo per andare, ancora una volta, oltre le apparenze. Buona notte e buona lettura.

My dear readers, this is the second day dedicated to Stefano Marchetti’s short stories (in this version exclusively for this blog). On the agenda are two vampire-thrilling science fiction stories that will once again take you beyond appearances. Goodnight and enjoy!

LENR, Stefano Marchetti

LENR, Stefano Marchetti

Novembre 2012… Finalmente ho terminato la mia ricerca artistica sulle reazioni nucleari a bassa energia. Le cosiddette LENR.

Il pretesto per darmi un termine è stata una mostra sui gioielli in ambra il cui tema era la leggenda di Fetonte: il carro del sole, fuori controllo, mi è sembrata una metafora perfetta per parlare di energia, scienza e arte. Ho costruito una spilla in forma di sole, usando dell’ambra (che anticamente era chiamata ēlektron), ho poi aggiunto degli elettrodi realizzati in…elettro; che perfetta coincidenza tra materiali, termini e proprietà. La cella centrale è di vetro e rappresenta la camera di reazione, che dovrebbe, secondo tali teorie, contenere la trasmutazione metallica. Ovviamente l’unica funzione di questo oggetto è quella di essere un simbolo e un monito contro uno sconsiderato uso di poteri che non conosciamo. Allo stesso tempo vuole anche essere un simbolo per un’Arte in “risonanza” con i modelli scientifici. In arte, come nelle scienze, è difficile far cambiare idea sui modelli consolidati, anche quando questi si rivelino palesemente errati o superati. Il significato di questo pezzo è proprio la difesa di un modello che appare potenzialmente valido, anche se la maggioranza delle persone lo ritiene assurdo. Questa spilla vuole essere un omaggio ai martiri della scienza e alla sperimentazione sulle LENR.

November 2012… I finally terminated my artistic research about low energy nuclear reactions, also known as LENR. The chance to bring it to an end presented itself with an Amber jewellery exhibition whose theme was the Phaeton legend: the Helios chariot out of control, seemed to me the perfect metaphor to talk about energy, science and art. I shaped the brooch as a sun, using Amber for it – in ancient times Amber was called ēlektron -, then I added electrodes made of… electrum; what a perfect correspondence between materials, terminology, properties! The central cell is made of glass, and it represents the reaction chamber, the one that should contain, following those theories, the metal transmutation. The only function of this object is, obviously, that of a symbol and a warning against thoughtless use of unknown powers. At the same time it is a symbol for a kind of Art in “resonance” with scientific models. In Art, as well as in Science, it is hard to have people change their mind about established models, even when those models are clearly wrong or surpassed. The meaning of this piece is precisely the defence of a model who looks potentially valid, even if most people consider it absurd. This brooch wants to be a homage to the martyrs of Science and to LENR researches.

Farfalla, Stefano Marchetti

Farfalla, Stefano Marchetti

La farfalla ha delle lunghe zampe che la fanno sembrare una zanzara, e allo stesso tempo sono aghi per fissarla alla maglia, e possono anche muoversi. Non è una farfalla-zanzara cattiva, ma non farle avere il tuo sangue! Una volta indossata le zampe diventano più corte… è una farfalla che ha deciso di prendere una pausa e farsi trasportare un po’ da chi la indossa.

 The butterfly has long legs which make it look like a kind of mosquito, and they are, at the same time, the four needles to pin it to the shirt. They can move, too. It is not a nasty butterfly-mosquito but do not let it get your blood! Once you wear it the legs become shorter… it is a butterfly who decided to take a break and let itself be carried by the wearer for a while.

 

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Oggi mi sento un po’ come nella serie tv Alfred Hitchcock presents. Io vi presento da stasera storie di mistero, arte, scienza e fantasia by Stefano Marchetti. Sono suoi piccoli racconti legati da un filo narrativo (pubblicati qui in esclusiva in questa forma) che fanno comprendere meglio ciò che è dietro alle sue opere più “difficili” da decifrare (alcune presentate alla galleria Marzee quest’anno), che illuminano con aneddoti, aggiungono un pizzico di “crimine”, sorprendono con esperimenti tra la scienza e il sogno. Lascio quindi a Stefano Marchetti la scena. Stacchetto musicale…

Today I feel as if I were in the TV series “Alfred Hitchcock presents”! Starting from tonight I will present you some stories full of mystery, art, science and fantasy written by Stefano Marchetti. These short stories – published exclusively here in this version – are linked by a narrative trend, which helps understand his most “complex” and incomprehensible works (some of which on display this year at the Marzee Gallery). They unveil anecdotes, add a little “suspense” and surprise with experiments suspended between science and dream. I’ll step aside now, leaving space to Stefano Marchetti. Let the music begin to play…

Lingua, Stefano Marchetti

Lingua, Stefano Marchetti

Nella mia produzione artistica, la lingua d’oro è un pezzo atipico. Inizialmente ho pensato a questo lavoro come a qualcosa fatto solo per me stesso, da non mostrare in pubblico. Ero uso lasciarlo sopra al tavolo da lavoro, una sorta di metafora sul potere della parola e su come la lingua possa essere allo stesso tempo un’arma di ingannevole seduzione o di nobile persuasione. Alla fine mi è impossibile ignorare che a Padova, la mia città, è esposta la lingua di Sant’Antonio. Questa reliquia è una presenza troppo familiare per noi Padovani, per non supporre che abbia avuto qualche influenza, anche se inconsapevole, sulla realizzazione del pezzo. Per una serie di fortunate coincidenze questo lavoro è ora conservato in un museo, non lo avrei mai immaginato in quel contesto. Destino delle lingue.

Tongue

Within my artistic production, the golden tongue is an uncharacteristic piece. Initially I only thought of it as something for myself, not to be shown to the public. I used to keep it on top of my working table, a kind of metaphor about the power of speech, and of how a tongue can be a weapon both of deceptive seduction and of noble persuasion.
In the end it got impossible for me to ignore that Padua, my city, hosts Saint Anthony’s tongue. It represents a presence too familiar to Padua citizens for not supposing it had an influence (albeit unaware) when I made it. It’s funny to think my piece is now preserved in a museum, I would never have imagined it in that context. Destiny of tongues.

Omaggio a Giovanni Dondi dell'Orologio, Stefano Marchetti

Omaggio a Giovanni Dondi dell’Orologio, Stefano Marchetti

Questo lavoro è stato ideato per una mostra dedicata alla Padova medievale.

Ho scelto di indagare il pensiero di Giovanni Dondi dell’Orologio, noto soprattutto per aver ideato un astrario, elegante congegno che riproduceva i moti dei pianeti del sistema solare e misurava anche le ore. Nella sua invenzione è possibile intravvedere chiaramente lo spirito che ha traghettato l’occidente medievale verso la modernità. Infatti l’affascinante anche se superato modello Tolemaico che sta alla base della progettazione dell’astrario, diventa nel lavoro di Giovanni Dondi un mezzo per la sperimentazione di nuove idee, come ad esempio l’approssimazione ai secondi nella misurazione del Tempo. Da un modello “inesatto” viene originato un nuovo modo di rapportarsi con le misurazioni, in uso ancora oggi. Da orafo ho ritenuto che l’astrario potesse essere un contenitore perfetto per la mia indagine-racconto, un legante tra l’estetica orafa della Padova del ‘300 e quella contemporanea. Per la messa in opera ho impiegato le stesse leghe metalliche utilizzate nelle monete padovane del tempo: dalla “mistura” dai primi conii Carraresi del 1328, alle leghe più ricche di argento del 1390. Le varie leghe ottenute mi hanno permesso di rendere un effetto tonale, e di “scaldare” visivamente il metallo. Mi è piaciuto pensare a Giovanni intento ad ideare qualcosa di grande, ma con pensieri rivolti anche alla semplicità del quotidiano: i pensieri di un uomo che la leggenda vuole anche aver portato a Padova una razza di galline dal caratteristico ciuffo, più tardi conosciuta come gallina padovana. Ho immaginato una possibile bozza d’astrario primitiva e surreale, alla Magritte, piuttosto che il risultato compiuto di un preciso progetto. Mi sono figurato Giovanni a letto, febbricitante, mentre immaginava qualcosa a metà tra uno schema tecnico e l’evocazione di un sogno: il sogno di una gallina.

Homage to Giovanni Dondi dell’Orologio

This work has been conceived for an exhibition dedicated to Medieval Padua.

I chose to investigate the thinking of Giovanni Dondi dell’Orologio, reknown for having built an astrarium, elegant contraption that reproduced the movements of the planets of the solar system and measured time as well. In his invention one can clearly see the spirit that carried our Medieval culture towards modern times. In fact the basis for the astrarium, the fascinating, yet obsolete, Ptolemaic model of the solar system, becomes Dondi’s vector in experimenting with new ideas, like the approximation to the seconds in measuring Time. From an “incorrect” model, a more “correct” way of measuring finds its origin, a way that is still in use today. As a goldsmith I figured that the astrarium would be the perfect container for my research-story, a link between the aesthetics of the Paduan goldsmithing of the 14th century and the contemporary one.  In the building of my work, I used the same alloys used for the Paduan coins of that time: from the early “mistura” (mix) of the Da Carrara coinage (1328), to the alloys richer in silver of 1390. The different alloys so obtained, allowed me to convey the effect of colour shades, and visually “heat up” the metal. I like to think Giovanni Dondi bent over the making of something great, but with humble thoughts too… the thoughts of a man that, as legend has it, brought to Padua the famous chicken with a tuft, later called “Paduan chicken”. I imagined the early phase of a primitive sketch for an astrarium, quite surreal, à la Magritte, rather then the final result of a precise project. I pictured Giovanni sick in bed, and with the raising of his temperature, he imagines something between a technical blue print and the conjuring up of a dream: the dream of a chicken.

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Da sinistra: Anne Laure Coullomb, Xavier Noël, Kaori Kurihara, Julie Auzillon, Sébastien Carré, Morgane Baroghel-Crucq

Da sinistra: Anne Laure Coullomb, Xavier Noël, Kaori Kurihara, Julie Auzillon, Sébastien Carré, Morgane Baroghel-Crucq

Fotografati qualche giorno fa felici e sorridenti nella sala 12 Drouot eccovi i sei vincitori del Prix de la Jeune Création Métiers d’Art 2015. Cominciate a guardarli perché poi li ritroverete di volta in volta, secondo la categoria di appartenenza, ospiti dei più grandi saloni di settore qui a Parigi: dal 4 all’8 settembre con Maison&Objets, poi a Révélation al Grand Palais (10-13 settembre) e per il Salon International du patrimoine culturel dal 5 all’8 novembre.

I gioielli che "nascono da dentro" di Sébastien Carré

I gioielli che “nascono da dentro” di Sébastien Carré

Sono tutti giovani appunto, sotto i 35 anni, come prevede il regolamento del premio che è attribuito dall’organizzazione professionale dei “métiers d’art” Ateliers d’Art che raggruppa più di 6.000 artisti-artigiani di Francia.

I lavori di ceramica di Kaori Kurihara

I lavori di ceramica di Kaori Kurihara

I nostri sei vincitori rappresentano quindi i vari mestieri d’arte. Di tutti loro quello che conoscete sicuramente perché ne ho parlato più volte nel blog è Sébastien Carré, artista di gioiello contemporaneo che sarà ospite al Grand Palais nella categoria dei creatori di “pezzi unici”. Con lui ci sarà Kaori Kurihara – ceramista e anche creatrice di gioielli, in realtà – che realizza immaginari frutti esotici e fantastici e Xavier Noël, scultore e esperto della doratura su legno, tecnica che utilizza in modo non “ortodosso” per animare personaggi tribali ironici e trasgressivi che mi ricordano un po’ gli esseri danzanti di Nick Cave.

I personaggi "dorati" di Xavier Noël

I personaggi “dorati” di Xavier Noël

Molto interessante il lavoro di Julie Auzillon  specialista della rilegatura e appassionata della creazione con la carta. Realizza uno ad uno preziosi carnet reinterpretando in modo personale tecniche giapponesi di piegatura, colorazione e intaglio. Sarà al Carrousel du Louvre a novembre al salone dedicato al patrimonio culturale.

La rilegatura di lusso di Julie Auzillon

La rilegatura di lusso di Julie Auzillon

Sarà con lei anche Anne Laure Coullomb, che si esprime nell’arte della tessitura come in una sorta di scrittura personale; la stola impalpabile che pubblico qui sotto si chiama Yuzuru ed è ispirata all’omonimo racconto giapponese La gru del crepuscolo.

La tessitura secondo Anne -Laure Coullomb

La tessitura secondo Anne -Laure Coullomb

Ma la prima che avrete l’occasione di vedere al celebre salone Maison&Objets i primi di settembre è Morgane Baroghel-Crucq, designer tessile che si cimenta sul tema della leggerezza e dell’impalbilità del tessuto utilizzando materiali insoliti come l’inox e l’alluminio o ancora ricerca la morbidezza della pelliccia partendo dal filo di viscosa.

L'esperienza tessile di Morgane Baroghel -Crucq

L’opera Aube di Morgane Baroghel -Crucq che evoca i colori pastello dell’alba

 

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