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L'inaugurazione della mostra Jewelry VDW Selection, Venezia

L’inaugurazione della mostra Jewelry VDW Selection, Venezia. Collare di Lena Christina Grabher

La Venice Design Week, che si svolge dal 3 al 5 ottobre, ha cominciato già a dare qualche anticipazione inaugurando ieri la mostra dei finalisti della sezione dedicata al gioiello. La Jewelry VDW Selection era aperta a professionisti del gioiello e non, designer, orafi, laboratori, produttori, ma anche agli studenti con l’intento di lasciare la porta aperta a tutti per una libera circolazione delle idee.

L'inaugurazione della mostra Jewelry VDW Selection, Venezia

L’inaugurazione della mostra Jewelry VDW Selection, Venezia – Da sinistra, Frédérique Coomans; Alessandra Pasini

L'inaugurazione della mostra Jewelry VDW Selection, Venezia

L’inaugurazione della mostra Jewelry VDW Selection, Venezia – Da sinistra, Tavaniello e Manzi, Saerom Kong

I gioielli sono stati poi selezionati da una giuria di esperti (tra cui ci sono anche io!) e sono ora esposti fino all’11 ottobre al piano nobile del Design Hotel Ca’ Pisani di Venezia. Cliccando qui avrete i tutti i nomi e la motivazione. Queste alcune immagini dell’inaugurazione!

L'inaugurazione della mostra Jewelry VDW Selection, Venezia

L’inaugurazione della mostra Jewelry VDW Selection, Venezia – Davanti, Chiara Antonietti; dietro Rita Martinez

L'inaugurazione della mostra Jewelry VDW Selection, Venezia

L’inaugurazione della mostra Jewelry VDW Selection, Venezia – In primo piano, Corrado De Meo

Christophe Lhote, bracciali ottone e resine

Christophe Lhote, bracciali ottone e resine

Ed eccolo indossato il bracciale di Christophe Lhote

Ed eccolo indossato il bracciale di Christophe Lhote

Della serie: belle sorprese. Girellando tra gli stand del salone qualche giorno fa mi sono fermata nello spazio  Les Ateliers de Paris ovvero un servizio del Comune di Parigi dedicato allo sviluppo della moda, design e dei “mestieri d’arte” nato una decina di anni fa per accompagnare giovani creatori (selezionatissimi da un jury) a lanciarsi sul mercato creando la propria impresa. E qui due incontri interessanti: Christophe Lhote e Peggy Derolez. Da tenere d’occhio!

Dans la série « belles surprises ». Déambulant entre les stands du salon il y a quelques jours, je me suis arrêtée à l’espace des Ateliers de Paris, un service de la Mairie de Paris dédié au développement de la mode, du design et des métiers d’art né il y a une dizaine d’années, pour accompagner de jeunes créateurs (hyper sélectionnés par un jury) qui se lancent sur le marché en créant leur propre entreprise. Deux rencontres intéressantes : Christophe Lhote et Peggy Derolez. Il faudra garder un œil sur ces deux créateurs !

Christophe Lhote

Christophe Lhote

Del lavoro di Christophe Lhote mi è piaciuto l’equilibrio tra il design senza sbavature, l’interazione con il movimento del corpo, i materiali “facili” (ottone, la pelle, le resine), il gusto Art Déco espresso con tecniche innovative (il 3D per esempio), il tocco “accessorio-moda” per dare leggerezza e l’attenzione al prezzo! Ed è praticamente tutto detto. Da aggiungere che Christophe, classe 1980, sarà presente con il suo marchio per la prima volta al celebre salone per l’accessorio Première Classe qui a Parigi dal 2 al 5 ottobre.

Dans le travail de Christophe Lhote, j’ai apprécié l’équilibre entre le design sans bavure, l’interaction avec le mouvement du corps, les matériaux « faciles » (laiton, cuir, résines), le goût Art Déco exprimé avec des techniques innovantes (la 3D par exemple), la touche « accessoire de mode » pour donner de la légèreté et l’attention au prix ! Tout est presque dit. J’ajouterais que Christophe, classe 1980, sera présent avec sa marque pour la première fois sur le célèbre salon pour l’accessoire Première Classe à Paris du 2 au 5 octobre.

Peggy Derolez, manchette di pelle ricamati di piume

Peggy Derolez, manchette di pelle ricamati di piume

Vi devo dire che sono stati i bracciali manchette di Peggy Derolez (qui sopra) che mi hanno incuriosito e spinto a entrare nello stand degli Ateliers de Paris a Révélations. Mi è piaciuta la naturalezza del movimento delle piume ricamate sul supporto di pelle, il colore deciso e l’apparente semplicità del tutto che presume al contrario un savoir faire notevole nell’arte della broderie.

Je dois vous dire que sont les bracelets manchettes de Peggy Derolez (ci-dessus) qui m’ont intriguée et poussée à entrer sur le stand des Ateliers de Paris à Révélations. J’ai aimé le naturel des mouvements des plumes brodées sur un support de cuir, la couleur décidée et l’apparente simplicité de l’ensemble qui témoigne au contraire d’un savoir-faire remarquable dans l’art de la broderie.

Peggy Derolez e il suo gilet Jinbaori con inserti di piume

Peggy Derolez e il suo gilet Jinbaori con inserti di piume

Per imparare tutto questo Peggy ha studiato all’École Duperré di arti applicate ed è diventata designer tessile e ricamatrice. Personalmente mi sembra che il suo linguaggio creativo si esprima nella finezza del gesto misurato, nella “pennellata” appena accennata e al tempo stesso accuratissima. E per non fermarsi solo alle manchette… Da notare il lavoro che c’è nel gilet di pelle dorata con la tripla colonna vertebrale di piumette a effetto squama di pesce!

Pour apprendre tout cela, Peggy a étudié à l’École Duperré d’arts appliqués et est devenue designer textile et brodeuse. Personnellement, il me semble que son langage créatif s’exprime dans la finesse d’un geste mesuré, dans le coup de pinceau à peine marqué et en même temps très soigné. Pour ne pas s’arrêter aux seules manchettes… A noter le travail du gilet de cuir dorée avec une triple colonne vertébrale de petites plumes à effet écailles de poissons !

Anello Temperos, dispenser correttore di gusto. Con piccolo serbatoio per il sale. Di Nicoletta Frigerio

Anello Temperos, dispenser correttore di gusto. Con piccolo serbatoio per il sale nascosto sotto. Nicoletta Frigerio, 2015

Lo stesso concetto del sale, ma qui con il pepe rosa e soprattutto in bronzo. Geniale! Nicoletta Frigerio, 2015

Lo stesso concetto del sale, ma qui con il pepe rosa e soprattutto in bronzo. Geniale! Nicoletta Frigerio, 2015

Non è esattamente la prima volta che sento parlare di gioiello e cibo soprattutto in occasione di Expo 2015. Ma è anche vero che se non se ne parla ora, in lungo e in largo, quando? Infatti oggi è stata presenta la mostra Gioielli di gusto. Racconti fantastici tra ornamenti golosi allestita al primo piano di Palazzo Morando – Costume Moda Immagine, in via Sant’Andrea da vedere fino all’8 dicembre.

Spilla Veggie, Yael Fiedman, arancia e ottone

Spilla Veggie, arancia e ottone, Yael Friedman

La mostra fa parte del circuito degli eventi Expo in città, è ideata da Mara Cappelletti e promossa dal Comune di Milano. Si propongono 200 pezzi d’autore distinte in quattro aree: l’accessorio moda, il gioiello contemporary di ricerca, l’alta gioielleria (che prevede anche pezzi storici Art Déco)  e la costume jewellery vintage.

Bracciale cocomero di Sharra Pagano, fine anni 70

Bracciale cocomero di Sharra Pagano, fine anni 70

Orecchini Trifari, 1960 USA

Orecchini Trifari, 1960 USA

Importante dire che dopo l’anteprima milanese la mostra comincerà un percorso itinerante in Brasile a marzo 2016.

Barbara Uderzo, Blob ring wine

Barbara Uderzo, Blob ring wine

 

 

Kim Ji-Min e i cucchiai di Ryu Yeun-Hee

Kim Ji-Min e i cucchiai di Ryu Yeun-Hee

Forse non tutti voi sapete che qui (in Francia, intendo) cominciano tra poco le celebrazioni “dell’anno Francia-Corea” (ovvero dell’amicizia e dei rapporti diplomatici che legano i due Paesi da 130 anni). E allora giù con mostre, manifestazioni, gastronomia, di tutto e per un bel po’ di tempo. Io anche mi sono messa in testa di partecipare a questo flusso culturale coreano (forse avete visto che nella mia pagina fb ho il loghetto Francia-Corea al posto della mia foto) e dedicherò in vari momenti un bello spazio ai creatori coreani del gioiello contemporaneo.

Kim Ji-Min

Kim Ji-Min

Detto questo comincio con mostrarvi qualcosa visto al salone sui mestieri d’arte Révélations Grand Palais nel quale ovviamente il posto d’onore era lasciato alla creazione coreana. Kim Ji-Min è la più giovane delle tre artiste esposte qui. Non è certo nuova all’Europa: dopo il dipartimento metalli e gioiello all’università Kookmin di Seul è stata a Pforzheim e a Sheffield a studiare. L’abbiamo vista al Cominelli nel 2011 e selezionata per Talente a Monaco nel 2007. Poi, se siete andati al SOFA a New York l’avete trovata anche lì. Ama la carta, in particolare quella hanji, tipicamente coreana che – mi hanno spiegato – è fatta con la corteccia di gelso, usa lattice e pittura acrilica. Guardatevi bene i suoi lavori minuziosi e timidi – fatti con centinaia di pezzettini di carta identici – sperimentare nel colore e nelle sfumature.

Kim Ji-Min

Kim Ji-Min

Entriamo in un universo più solido, di geometri definite con Yi Jung-Gyu, lei stessa consolidatissima artista con una trentina d’anni di carriera, personaggio emblematico dell’arte del gioiello in Corea. Ha studiato anche a Parigi e a Pforzheim. E anzi proprio grazie agli studi in Germania che ha deciso di appassionarsi al gioiello, lei che aveva cominciato con la pittura occidentale in Corea.

Yi Jung-Gyu

Yi Jung-Gyu

Nei suoi lavori Yi Jung-Gyu mescola molte tecniche e materiali diversi e la mostra mette in risalto la tecnica Hwagak: appiattire il corno di bue in modo da renderlo sottilissimo quasi trasparente e poi inciderlo e colorarlo con l’ottchil (la lacca coreana).

la collana si chiama "A Festival". Qui c'è ottchil su legno e corno per esempio

La collana si chiama “A Festival”. Qui c’è ottchil su legno e corno per esempio

Heeseung Koh, ha nella biografia una sfilza notevole di premi e di mostre anche perchè ha alle spalle una bella ventina d’anni di carriera. Datele l’argento come base e lei sarà felice di raccontarvi delle piccole cose della vita quotidiana associando di volta in volta legno, pietra, plastica e usando la tecnica della smaltatura coreana, Chilbo.

Heeseung Koh

By Heeseung Koh.

By Heeseung Koh.

Piccoli oggetti che si ripetono, alcuni sembrano raffigurare l’interno di una stanza o dei paesaggi. Danno l’idea di essere esperimenti in divenire, fatti di piccoli elementi usciti dalle tasche di un bambino che nascono dall’incontro tra materiali diversi, consistenze diverse, colori diversi ogni volta da reinventare.

I lavori di Heeseung Koh

I lavori di Heeseung Koh

Flora, 2015, nylon, carta fil di ferro, tessitura a mano. By Silvia Beccaria

Flora, 2015, nylon, carta fil di ferro, tessitura a mano. By Silvia Beccaria – Photo Mariano Dallago

Saranno Silvia Beccaria, Giovanni Sicuro, Brune Boyer, Cécile Bertrand, Lital Mendel, Sandra Kocjancic e Montserrat Lacomba i sette artisti di diverse nazionalità protagonisti della mostra di FiloRosso Bijoux ospitata dalla stilista Agatha Ruiz de la Prada, questa volta nel suo spazio di Milano in via Pietro Maroncelli (dopo Parigi e Madrid negli anni scorsi).

Wind, 2013, nylon, carta, fil di ferro, tessitura a mano. By Silvia Beccaria

Wind, 2013, nylon, carta, fil di ferro, tessitura a mano. By Silvia Beccaria – Photo Silvia Paganino

Poiché è l’anno dell’Expo e siamo a Milano gli artisti sono stati invitati ad ispirarsi ai colori del logo della manifestazione e questo certo non dispiace. Tanto più quando c’è dialogo ed armonia con il mondo colorato delle creazioni di Agatha Ruiz de la Prada.

Giada, 2010, nylon, tessitura a mano. By Silvia Beccaria

Giada, 2010, nylon, tessitura a mano. By Silvia Beccaria – Photo Mariano Dallago

La mostra, curata da Isabella Bembo, apre domani e resta visibile fino al 6 ottobre 2015.

Braccialetto Agate. Porcelain, chamotte, glaze, glass by Marion Delarue

Braccialetto Agate. Porcelain, chamotte, glaze, glass by Marion Delarue 

Il suo bracciale “agata” è stato tra le opere premiate al Cominelli di quest’anno. Vedere questo lavoro in foto è già molto interessante. Ma poi vedere e toccare dal vivo i lavori realizzati con la stessa tecnica che utilizza porcellana, argilla e vetro fusi per ricreare un effetto naturale (che in natura non esiste) è davvero strabiliante. Sto parlando di Marion Delarue che ha esposto  i suoi lavori al Salon Révélations a Parigi nello spazio del suo sponsor la Fondation d’entreprise Banque Populaire.

Marion Delarue

Ma una volta ammirato, toccato (liscio e lucido) e commentato il bracciale della serie Agate siamo passate ad ammirare, toccare e commentare il suo lavoro più recente che è realizzato con una antichissima tecnica imparata in Cina durante la sua residenza all’Inside Out Art Museum di Beijing. Si tratta di “feather marquetry” usando solo piume di uccello naturali che vengono minuziosamente incollate con una pasta formata da componenti vegetali e animali e della cui tenuta attraverso i tempi ci sono prove irrefutabili.

Il davanti della spilla di piume FengHuang (l'uccello mitologico cinese)

Il davanti della spilla di piume FengHuang (l’uccello mitologico cinese)

Per questa spilla fronte-retro Marion si è ispirata ad un uccello mitologico cinese (tipo la nostra Fenice) e alle sue piume di cinque colori. Le piume sono naturali e provengono da gru, gallo, anatra , fagiano e pavone.

Il "dietro" della spilla FengHuang

Il “dietro” della spilla FengHuang

A questo punto sono curiosa di vedere a breve i nuovi lavori dell’artista su questo tema (gli uccelli e il piumaggio) e questa tecnica di incollatura  e che giocheranno sui pennuti della fattorie e la loro voglia di “mettersi in mostra e sentirsi importanti”. Potrei dire “fare i galletti”. Ma da portare sulla spalla come dei pappagalli.

Schermata 09-2457277 alle 16.27.40Che caldo sotto il cielo vetrato del Grand Palais parigino! Oltre al cielo azzurro e una luce spettacolare qui sotto si può visitare il Salone che propone un bel po’ dei “métiers d’art” e della creazione francese e internazionale. Il tutto fino al 13 settembre.

Révélations Grand Palais

Venus by Jim Dine

In questa prima carrellata fotografica qualche idea sulla partecipazione internazionale espressa nella mostra Le Banquet che vuole celebrare la diversità dei “mestieri d’arte” nel mondo. La mostra è allestita al centro del salone, un po’ come una “promenade muséale” tra opere prestate dagli artisti, dalle gallerie, dai musei dei diversi Paesi.

L'Italia a Révélations, Le Banquet

L’Italia a Révélations, Le Banquet

By Cecilia Levy, Le Banquet per i Paesi scandinavi

Hobo – Homeward bound by Cecilia Levy (pagine di libro e colla), Le Banquet per i Paesi scandinavi

Il Cile nella mostra Le Banquet

Il Cile nella mostra Le Banquet

Il Giappone in Le Banquet

Il Giappone in Le Banquet

After Marie-Antoinette by Anna Rikkinen per i Paesi scandinavi in Le Banquet

After Marie-Antoinette by Anna Rikkinen per i Paesi scandinavi in Le Banquet

In argento e lana di pecora il lavoro di Valeria Martinez Nahuel per il Cile

In argento e lana di pecora il lavoro di Valeria Martinez Nahuel per il Cile, Le Banquet

Tecnica kintsugi

Sembrano ferite dorate quelle che si vedono sul piatto di porcellana decorato o sul recipiente per la cerimonia del tè. Sembrano studiate decorazioni, pennellate generose, disegni inattesi.

Tecnica kintsugi

Sono in realtà i segni di una tecnica di riparazione giapponese detta Kintsugi impiegata già del XV secolo in particolare per rimettere insieme i pezzi di vasellame prezioso usando lacca e polvere d’oro.

Esposizione di vasellame riparato con la tecnica kintsugi nello spazio Precious a Maison&Objet

Vasellame riparato con la tecnica kintsugi nello spazio Precious a Maison & Objet

Ho assistito pochi giorni fa ad un atelier Kintsugi del Maestro Showzi Tsukamoto all’interno delle spazio Precious al Salone Maison & Objet a Parigi e qui pubblico alcune foto.

Il Maestro Showzi Tsukamoto

Il Maestro Showzi Tsukamoto

Quando qualcosa si rompe nulla è perduto. Anzi. La riparazione da all’oggetto più valore di quello che aveva prima. E una nuova estetica.

Nella dispensa

Quando una scatola incontra Tom Wolfe. O meglio: quando il contenitore in latta di Biscotti Plasmon (per esempio) fa amicizia con The Kandy-Kolored Tangerine-Flake Streamline Baby. E se vogliamo ancora di più: quando la materia incontra la parola e si ricicla a modo suo.

When a box meets Tom Wolfe. Or rather: when a Plasmon biscuit tin container (for example) becomes friends of The Kandy-Kolored Tangerine-Flake Streamline Baby. Or better still: when a material meets the text and it recycles itself.

Olé, spilla di latta riciclata by Monica Cecchi, 2015

Olé, spilla di latta riciclata by Monica Cecchi, 2015

Insomma vi ho buttato là qualche indizio, qualche pista per una veloce ricerca da Wikipedia (i più dotti mi perdoneranno la mia pochezza). Non vorrei dirvi tanto di più perché poi l’effetto mi si sminuisce. Però non vi posso nascondere che tutto viene dall’artista Monica Cecchi che ha vinto il primo premio del Cominelli di quest’anno con la spilla che vedete nella foto. Vi posso dire che nella sua dispensa ci sono tante scatole di latta, quelle vintage che piacevano alla nonna e che sono diventate la sua tavolozza dei colori. C’è la sua passione per uno scrittore e personaggio giocoliere di suoni e di parole come Tom Wolfe. C’è una telefonata di un amico, una buona notizia e il lampo di una scritta su un muro. Olé!

Well, I gave you some hints, a few clues for a quick research on Wikipedia (the most savvy will forgive me for my limited means). I don’t want to reveal more, or the final effect might be ruined. But I cannot hide the fact that it all comes from the artist Monica Cecchi, winner of this year’s Cominelli Award thanks to the brooch you see in the photo. I can also tell you that her pantry is full of tin boxes – those vintage ones that her grandmother liked and that have now become her colour palette. And that there also is her passion for Tom Wolfe, a writer and a juggler of sounds and words. And also a friend’s telephone call, a good news and a flash of a word on a wall. Olé!

Terza puntata delle nostre serate in stile hitchcockiano con i racconti di Stefano Marchetti che svela ai lettori di questo blog i retroscena di alcune delle sue opere. Nel menu di stasera un delitto in piena regola e poi un caso esemplare. Buona visione e buona notte.

Third appointment with our Hitchcock nights in which, through his short stories, Stefano Marchetti reveals to the readers of this blog some of his creations’ background. On tonight’s menu, first we have a full-blown murder and then a classic example. Enjoy the show and goodnight!

Caino, Stefano Marchetti

Caino, Stefano Marchetti

Ho recentemente preparato una mostra dal titolo: Caino per un giorno. Caino è la prima immagine che mi è venuta in mente, e l’ho scelta per il suo rappresentare l’archetipo dell’omicidio, della gelosia e del tradimento… Questo è quello che ho voluto fare, almeno per un giorno o per una mostra: costringermi di proposito a creare tutto quello che ho sempre odiato vedere in oreficeria e in questo modo tradire, “uccidere”, tutto quello in cui ho sempre creduto nella mia tradizione di orafo. L’ho fatto come un deliberato atto di gelosia irrazionale. Mi piace il titolo perché è una frase forte ed evocativa, che non descrive necessariamente nulla in maniera chiara. I pezzi per la mostra sono stati fatti usando tutti quei materiali che non uso mai, come: sapone, specchi rotti, cotone, capelli, fili colorati, e così via.

Recently I put together an exhibition entitled: “Cain for one day”. Cain is the first image that got on my mind, I chose it since he represents the archetype of murder, jealousy and betrayal… In fact this is exactly what I wanted to do, at least for one day or just for one exhibition: to purposely force myself to create all those things that I always hated to see in jewellery, and so betraying, “killing” all that I always believed in, my own tradition making jewellery. I did it as a precise act of irrational jealousy. I like the title because it is a strong and evocative sentence, without necessarily describing anything clearly. The pieces are made using all the materials I never normally work with, such as: soap, broken mirrors, cotton, hair, colored threads, and so on.

Collana, Stefano Marchetti

Collana, Stefano Marchetti

La collana consiste in un mio classico esempio di mosaico in metallo. Ho cercato di bilanciare il tutto in una forma che io considero bella e armoniosa. Il pezzo, in questo caso, faceva parte della mostra Caino per un giorno dove tutti i lavori sono pensati come un’unica installazione. La collana aveva qui il compito di creare dissonanza e contrapposizione rispetto alle altre opere dedicate al tema di Caino.

The necklace consists of a classic example of metal mosaic. I tried to lay it out in a well-balanced shape, in a way that I consider beautiful and harmonious. The piece, in this case, was part of the “Cain for one day” exhibition, where all of the works were conceived as a unique installation. In that context the necklace had the role of creating dissonance and contrast by comparing with the other pieces dedicated to the Cain theme.